Giubileo delle Chiese Orientali, Papa Leone: «Chi più di voi può cantare parole di speranza nell’abisso della violenza?»
Il Giubileo delle Chiese Orientali è uno dei momenti spiritualmente più intensi dell’Anno Santo. Dedicato ai fedeli delle Chiese cattoliche orientali, l'evento non è solo un'occasione di pellegrinaggio a Roma ma un segno visibile dell'unità nella diversità della Chiesa universale. Con celebrazioni liturgiche nelle lingue e nei riti propri delle diverse tradizioni, il Giubileo delle Chiese Orientali riconosce il ruolo insostituibile di queste comunità nella storia e nel presente della fede cattolica.
Accogliendo i partecipanti, il Papa ha esordito con il saluto Pasquale: «Cristo è risorto. È veramente risorto!», che racchiude il cuore stesso della speranza cristiana. In uno dei primi incontri del suo pontificato, ha sottolineato quanto le Chiese Orientali siano preziose per la Chiesa Universale e per il mondo intero. Ha ricordato la «storia gloriosa e le aspre sofferenze» che molte di queste comunità hanno vissuto e continuano a vivere, ribadendo quanto esse debbano essere amate e sostenute.
Nel suo discorso, il Papa ha riportato le parole di Leone XIII, che già nel 1894 riconosceva la dignità delle Chiese Orientali, sottolineando che «l’opera della redenzione umana iniziò nell’Oriente». Questa radice conferisce loro «un ruolo unico e privilegiato». Il Pontefice ha poi espresso una forte preoccupazione per il rischio che le comunità orientali in diaspora perdano la propria identità religiosa, una minaccia reale soprattutto per le nuove generazioni cresciute lontano dalle loro terre d’origine.
Con forza, il Papa ha chiesto che le loro tradizioni vengano custodite: «È fondamentale custodire le vostre tradizioni senza annacquarle», ha detto, denunciando ogni tentazione di omologazione liturgica e spirituale. Ha lodato le liturgie orientali per il loro senso del mistero, la bellezza, la capacità di coinvolgere l’uomo nella sua totalità, definendole “medicinali” per l’intera Chiesa.
Un passaggio centrale del discorso ha riguardato il tema della pace. Rivolgendosi alle Chiese “martiriali”, ha pronunciato parole che sono al tempo stesso denuncia e preghiera: «Chi dunque, più di voi, può cantare parole di speranza nell’abisso della violenza?» Dalla Terra Santa all’Ucraina, dal Medio Oriente al Caucaso, il Papa ha richiamato la voce di Cristo che grida: “Pace a voi!” e ha ribadito: «La guerra non è mai inevitabile... passerà alla storia chi seminerà pace, non chi mieterà vittime».
«Perché questa pace si diffonda, io impiegherò ogni sforzo. La Santa Sede è a disposizione perché i nemici si incontrino e si guardino negli occhi. Col cuore in mano, dico ai responsabili dei popoli: incontriamoci, dialoghiamo, negoziamo!»
Il Giubileo delle Chiese Orientali, nelle parole del Papa, è un invito a tutta la Chiesa a lasciarsi evangelizzare dall’Oriente. È una chiamata a non dimenticare chi soffre, a sostenere chi resiste e a custodire con cura le radici profonde della fede che continua a brillare da Oriente.